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Category Archives: Giurisprudenza
Malattia professionale – Misure di sicurezza – Prova liberatoria – Corte di Cassazione Sent. 22615/2015
In caso di malattia professionale conseguente a inosservanza dell'obbligo di applicare le misure di sicurezza (inteso in senso generico), è il datore di lavoro che deve fornire la prova liberatoria.
La Cassazione ha rilevato che in tema di responsabilità del datore di lavoro per violazione delle disposizioni dell’articolo 2087 del codice civile, ai sensi dell’articolo 1218 del codice civile è il datore di lavoro che deve provare la non imputabilità a suo carico.
.Mobbing – Demansionamento – Risarcimento danni – Corte di Cassazione – Sent. 22635/2015
La Suprema Corte, ribadisce gli elementi necessari affinché si configuri l'ipotesi di mobbing:
a) più comportamenti persecutori, sistematici e per un periodo prolungato tenuti dal datore di lavoro (suoi preposti, sostituti, ecc. , ma anche da colleghi)
b) lesione della salute, della personalità e della dignità del dipendente
c) nesso di causa/effetto tra i comportamenti citati e lo stato psicofisico conseguente del lavoratore/trice
d) esistenza dell'animus (intento) persecutorio che deve essere comune a tutti i comportamenti lesivi.
Inoltre, la Corte precisa che nella domanda di risarcimento dei danni da mobbing si ritiene compresa.
Corte di Cassazione – Licenziamento -Tutela reale – Indennità sostitutiva – Diritto alle retribuzioni – Esclusione – Sent. n. 22410/2015
Il lavoratore che abbia ottenuto la reintegrazione nel posto di lavoro e optato per l’indennità sostitutiva di 15 mensilità.
In caso di ritardato o mancato pagamento, le somme dovute saranno assoggettate alla disciplina dell’inadempimento delle obbligazioni pecuniarie e il lavoratore non matura l’ulteriore diritto alle retribuzioni fino all'effettivo pagamento.
.Cassazione – Sicurezza sul lavoro – Responsabilità del datore di lavoro – Sent. 22413/2015
L’omissione di cautele da parte del lavoratore non esclude la responsabilità del datore di Lavoro inadempiente rispetto agli obblighi connessi alle misure di prevenzione e vigilanza.
Il datore di lavoro è esonerato da responsabilità solo quando la condotta del dipendente abbia assunto i caratteri di abnormità, imprevedibilità ed esorbitanza rispetto al procedimento lavorativo e alle direttive ricevute.
.Cassazione – Uso personale della mail aziendale per poco tempo – Giusta causa di licenziamento – Esclusione – Sent. 22353/2015
Qualora il lavoratore utilizzi la casella di posta elettronica e la navigazione in internet per un tempo non rilevante in relazione alla sua attività lavorativa e ai compiti affidati, non si concretizza la gravità del comportamento in funzione della giusta causa di licenziamento.
.Cassazione – Contributi – Diritto di rivalsa verso il dipendente – Esclusione – Sent. 22379/2015
Il datore di lavoro che non abbia provveduto ai versamenti dei contributi nei termini di legge è obbligato in via esclusiva per l’adempimento.
E' escluso il diritto di rivalsa nei confronti del lavoratore per la quota a carico di quest’ultimo.
.Corte di Cassazione – Sanzioni disciplinari – Il Giudice non può modificarle
Con sentenza n. 22150 del 29 ottobre 2015, la Corte di Cassazione ha affermato che in caso di impugnazione di un provvedimento disciplinare, il giudice può convalidare oppure annullare la sanzione comminata al lavoratore ma non ha il potere di modificare l’entità della sanzione applicata.
.Corte di Cassazione – rifiuto di trasformazione del rapporto in part time – legittimità – sent. 21875/15
Anche in situazione di crisi aziendale il rifiuto del lavoratore alla trasformazione del proprio rapporto di lavoro da tempo peno a part time non costituisce valido motivo di licenziamento.
La Suprema Corte conferma i contenti di cui all'articolo 5, comma 1, del D.Lgs. n. 61/2000, come sostituito dall'articolo 8, comma 1, del D.Lgs. n.81/2015, secondo i quali il mancato consenso del lavoratore alla modifica del proprio regime orario di lavoro non costituisce giustificato motivo di licenziamento.
.Corte di Cassazione – Licenziamento disciplinare – sentenze 20540 – 20545 – del 13 ottobre 2015
Con le sentenze in parola, la Suprema Corte riprende il tema del "fatto contestato" ribadendo che qualora il esso presupponga anche un elemento psicologico (elemento non materiale), questo diventa parte integrante del fatto e soggetto ad accertamento.
Tale interpretazione deve essere tenuta in considerazione anche con riferimento al contratto di lavoro a "tutele crescenti”: ai fini del licenziamento, il fatto materiale sussiste quando ha rilevanza giuridica ed è illecito.
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