Tag Archives: Giurisprudenza

Licenziamento – Onere della prova della sussistenza del motivo e dell’impossibilità di repechage

Nei casi di licenziamento per giustificato motivo oggettivo, l’onere della prova della sussistenza del "motivo" incombe, per espressa disposizione legislativa, sul datore di lavoro (articolo 5, legge 604/66).

La sentenza della Cassazione 5592.2016 in parola, impone al datore di lavoro anche l'onere di provare l’impossibilità di un diverso utilizzo del lavoratore, senza che il lavoratore sia tenuto a fornire alcuna indicazione in merito.

Alla luce di tale orientamento, il datore dovrà fornire in giudizio l’elenco delle assunzioni fatte nel semestre successivo al licenziamento, e dimostrare per ciascuna di esse che i relativi compiti non potevano essere assegnati al.

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Il D.lgs. 81/2015 non si applica a contratti firmati prima del 25 giugno 2015 – Indennità di trasformazione non retroattiva

 

Con sentenza 21069/2015 la Corte di Cassazione ha stabilito che i criteri per la determinazione dell’indennità in caso di trasformazione di contratto a tempo determinato contenuti nel D.lgs. 81/2015 (art. 28), si applicano soltanto ai contratti di lavoro stipulati dalla data di entrata in vigore dello stesso (quindi dal 25 giugno 2015), perdurando invece l’applicazione dell’articolo 32 della L. 183/2010 (art. 32) per i giudizi aventi ad oggetto contratti precedenti.

(da Il Sole 24 Ore - 29.03.2016)

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Diritto di sciopero – Necessario stabilire tempi e modi – Corte di Cassazione Sent. n. 24653/2015

  E' illegittimo lo sciopero proclamato da rappresentanti sindacali aziendali con una generica indicazione di astensione ad oltranza dal lavoro, senza precisazioni in ordine ad una finalità collettiva e senza predeterminazione dei tempi e dei modi di attuazione.

"In presenza di forme di sciopero articolato in modalità “a scacchiera” o “a singhiozzo”, l’individuazione anticipata di modi e tempi di attuazione dell’astensione dal lavoro deve essere effettuata in termini particolarmente evidenti."

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Licenziamento – Demansionamento – Corte di Cassazione Sent. 23698/15

"Qualora il demansionamento rappresenti l’unica alternativa praticabile al licenziamento per giustificato motivo oggettivo è onere del datore di lavoro, nel rispetto dei principi generali di buona fede e correttezza, prospettare al lavoratore la possibilità di essere assegnato a mansioni inferiori, senza che sia quest’ultimo a dover preventivamente manifestare la propria disponibilità."

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Malattia professionale – Misure di sicurezza – Prova liberatoria – Corte di Cassazione Sent. 22615/2015

 

In caso di malattia professionale conseguente a inosservanza dell'obbligo di applicare le misure di sicurezza (inteso in senso generico), è il datore di lavoro che deve fornire la prova liberatoria.

 La Cassazione ha rilevato che in tema di responsabilità del datore di lavoro per violazione delle disposizioni dell’articolo 2087 del codice civile, ai sensi dell’articolo 1218 del codice civile è il datore di lavoro che deve provare la non imputabilità a suo carico.

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Mobbing – Demansionamento – Risarcimento danni – Corte di Cassazione – Sent. 22635/2015

La Suprema Corte, ribadisce gli elementi necessari affinché si configuri l'ipotesi di mobbing:

a) più comportamenti persecutori, sistematici e per un periodo prolungato tenuti dal datore di lavoro (suoi preposti, sostituti, ecc. , ma anche da colleghi)

b) lesione della salute, della personalità e della dignità del dipendente

c) nesso di causa/effetto tra i comportamenti citati e lo stato psicofisico conseguente del lavoratore/trice

d) esistenza dell'animus (intento) persecutorio che deve essere comune a tutti i comportamenti lesivi.

Inoltre, la Corte precisa che nella domanda di risarcimento dei danni da mobbing si ritiene compresa.

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Corte di Cassazione – Licenziamento -Tutela reale – Indennità sostitutiva – Diritto alle retribuzioni – Esclusione – Sent. n. 22410/2015

Il lavoratore che abbia ottenuto la reintegrazione nel posto di lavoro e optato per l’indennità sostitutiva di 15 mensilità.

In caso di ritardato o mancato pagamento, le somme dovute saranno assoggettate alla disciplina dell’inadempimento delle obbligazioni pecuniarie e il lavoratore non matura l’ulteriore diritto alle retribuzioni fino all'effettivo pagamento.

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